Numerose case auto, OEM e società IT stanno puntando decisi sulla definizione di strategie che mettono al centro il software nell’automobile. I motivi e i vantaggi sono svariati

Software Defined Vehicles è il futuro dell’industria automobilistica. Lo ha affermato il Ceo di uno dei maggiori gruppi auto al mondo, lo pensano tutti i più importanti vertici dell’automotive. È una realtà che si sta definendo e che costituisce l’oggetto della prossima, imminente evoluzione – o, meglio, rivoluzione –  industriale dell’auto.

BCG ha stimato che il valore potenziale degli SDV per l’industria auto sarà superiore ai 650 miliardi di dollari al 2030. Questo potente stimolo economico toccherà tutti gli attori della filiera. Lo conferma sempre l’analisi dello stesso Boston Consulting Group secondo cui i ricavi degli OEM derivanti dal comparto software e di elettronica automobilistica sono destinati a triplicare entro i prossimi sette anni, passando dagli attuali 87 miliardi di dollari a 248 miliardi di dollari.

Non solo:

“anche i fornitori di software ed elettronica automobilistica vedranno raddoppiare il proprio mercato, che passerà da 236 miliardi di dollari a 411 miliardi di dollari.”

Per raggiungere questi valori le aziende automobilistiche dovranno adottare strategie ben diverse dal passato. Serve collaborare, lavorare su piattaforme comuni, creare i presupposti perché si possa concretizzare l’idea di auto ben diversa da quella di oggi.

Molte case auto l’hanno già compreso. Un esempio: le coreane Hyundai Motor e Kia hanno annunciato che investiranno 12,6 miliardi di dollari per migliorare il software utilizzato per le sue tecnologie SDV, per le auto connesse e a guida autonoma.

L’industria auto dovrà diventare molto più simile a quella degli smartphone e dei computer, sottolinea Deloitte in uno studio dedicato, anche se essa non è pronta a replicare l’esatto modello di sviluppo dello smartphone o del computer.

“Tuttavia, con un hardware sempre più standardizzato e un divario tecnico ridotto, è probabile che l’industria automobilistica attraversi ora un processo di sviluppo simile”.

Sarà un cambiamento epocale, che presuppone di poter contare su una forza lavoro abilitata a dovere: già oggi Bosch impiega 38mila sviluppatori software solo nelle sue attività di mobilità, mentre Mercedes-Benz intende investire più di 1,3 miliardi di euro nella qualificazione, formazione e formazione continua dei propri dipendenti entro il 2030.


Takeaway

Il futuro dell’automobile passa dai Software Defined Vehicles. Su di essi stanno lavorando case automobilistiche e rappresentanti della componentistica e società IT. Le previsioni confermano la tendenza: secondo BCG il valore degli SDV supererà i 650 miliardi nel 2030.
Maggiore sicurezza, minori consumi, manutenzione facilitata, miglior comfort: questi sono solo alcuni dei benefici offerti dai “veicoli definiti dal software”. Per arrivare a una loro concretizzazione, ci sarà bisogno di creare sinergie comuni tra società.
Uno degli aspetti che potrebbero contribuire attivamente a sviluppare logiche sinergiche e condivise è offerto dall’open software. C’è chi sta lavorando per realizzare una piattaforma software per veicoli condivisa e disponibile a tutti, membri e non, per accelerare lo sviluppo di applicazioni in veicolo e in cloud.

Software defined vehicles: un concetto chiave dai molteplici benefici

Per Software Defined Vehicles s’intendono i veicoli che, per caratteristiche e funzioni, sono abilitati principalmente tramite software: in pratica, l’auto può gestire le proprie operazioni, aggiungere funzionalità ma anche abilitarne di nuove, aggiornandosi durante tutto il suo ciclo di vita.

Secondo Deloitte, il concetto alla base degli SDV è il risultato della graduale trasformazione delle automobili da dispositivi altamente elettromeccanici a terminali elettronici mobili intelligenti ed espandibili che possono essere continuamente aggiornati. Detto in altri termini, i veicoli futuri saranno “dispositivi intelligenti altamente meccatronici” dove l’hardware “funge da importante vettore affinché il software possa svolgere le sue funzioni”.

I benefici costituiti dagli SDV sono svariati, a partire dalla maggiore sicurezza grazie a funzionalità come i sistemi anticollisione e l’assistenza alla guida. Quanto sia cruciale questo punto lo confermano i dati riguardanti i morti in incidenti stradali in Unione Europea nel 2022: circa 20.600 persone sono decedute. Sia UE che ONU intendono dimezzare il numero delle vittime della strada entro il 2030.

Oltre a questo, contare su “veicoli definiti dal software” consente di godere di minori consumi (ed emissioni) grazie a un maggiore controllo di vari parametri, dallo stile di guida alla scelta di percorsi più efficienti. Inoltre, gli SDV hanno il pregio, proprio perché puntano su interventi predittivi, di allungare la vita utile del veicolo. La stessa manutenzione sarà facilitata. Se pensiamo che oggi quasi tutte le funzioni di un veicolo sono alimentate da microcontrollori separati, che di fatto rendono complicato l’aggiornamento dell’intero veicolo, nel caso degli SDV, i produttori potranno abilitare un’auto con nuove funzionalità dopo un singolo download.

Infine, vanno considerati tra i benefici, anche il maggiore comfort garantito dai sistemi di infotainment di bordo. Grazie a tutto questo il valore delle auto software-centriche sarà più elevato.

La transizione agli SDV: complessità e opportunità

Cosa significherà il passaggio da un modo di intendere le auto in senso “tradizionale” ai software defined vehicles? Sempre lo studio Deloitte fornisce una chiave di lettura:

“Per le imprese della catena industriale automobilistica, la trasformazione dei “veicoli definiti dal software” si estenderà a ogni aspetto dell’industria automobilistica, coprendo la progettazione dell’architettura hardware e software dei veicoli degli OEM, il processo di sviluppo del prodotto, la struttura dell’organizzazione dello sviluppo, lo sviluppo del personale, nonché il sistema di filiera e i modelli di business dell’intera filiera. Potrebbe addirittura portare a una ristrutturazione in alcuni settori”.

Questo comporterà una serie di sfide, nel processo di transizione e trasformazione, ma si apriranno opportunità per i nuovi attori dell’industria automobilistica, come fornitori di chip, fornitori di software e società Internet. In ogni caso, la trasformazione dei veicoli definiti dal software “sarà un trend inesorabile che guiderà lo sviluppo dell’industria automobilistica nei prossimi 5-10 anni”, sottolinea la società di consulenza. 

I mutamenti tecnologici

Lo scenario delineato comporterà una serie di mutamenti a livello tecnologico, come ha messo in evidenza Danny Shapiro, vice president of Automotive di Nvidia, confrontando un’auto di oggi con una di domani: quelle attuali contano su “computer diversi distribuiti in tutto il veicolo”, mentre domani questo verrà coordinato e uniformato. Per questo saranno importanti, ancor più che oggi, gli AI chip. Su questo ha puntato la stessa Nvidia annunciando Drive Thor, chip di nuova generazione (verrà prodotto a partire dal 2025) che consentirà di centralizzare tutte le funzioni intelligenti del veicolo su un singolo “computer AI” per veicoli autonomi sicuri e protetti. anche a livello di singoli componenti.

Il futuro degli SDV è strettamente legato all’uso e alla gestione intelligente dei dati, inclusi i normali segnali operativi dei veicoli, flussi video, sensori ADAS come radar e LiDAR e nuove fonti di dati come batterie per veicoli elettrici e pneumatici intelligenti. Tutti questi componenti apriranno a nuove opportunità di innovazione, sostiene Yu Fang, ceo di Sonatus (fornitrice di tecnologie e soluzioni che accelerano l’innovazione del software nei veicoli), a patto che le reti dei veicoli si adatteranno per consentire l’applicazione dinamicamente configurabile dei dati e l’intercomunicazione tra i sistemi dei veicoli.

Il software al centro: strategie e sinergie societarie

Naturalmente, il software è al centro di questa evoluzione tecnologica che comporta il passaggio ai software defined vehicles. Sempre secondo Deloitte, saranno almeno tre le tipologie di software e i relativi fornitori della catena di strumenti che svolgeranno un ruolo chiave nella trasformazione orientata al software dell’industria automobilistica: il software del sistema operativo; il middleware, ovvero il software intermedio dell’applicazione e del sistema operativo; infine, l’hypervisor, software che crea ed esegue macchine virtuali.

Strettamente collegato al software c’è anche la necessità, per le aziende, di creare sinergie comuni per lo sviluppo. La volontà di lavorare insieme non avrà solo la funzione di accelerare il passaggio a logiche SDV, ma permetterà anche di abbattere i costi. Si prevede che il valore del software e dell’hardware elettronico di bordo supererà quello dell’hardware per diventare il valore fondamentale di un veicolo. Il costo del software attualmente rappresenta meno del 10% dei costi della distinta base (distinta base) del veicolo, ma si prevede aumenterà fino al 50% entro il 2030: il software include software di sviluppo di applicazioni, algoritmi di intelligenza artificiale, sistemi operativi, nonché software-hardware controller integrati, chip e altro hardware elettronico.

In questa necessità di collaborazione è esemplare l’annuncio del colosso hi-tech statunitense Qualcomm Technologies, che ha deciso di aderire a due consorzi focalizzati sul Software Defined Vehicle: il Software Defined Vehicle Working Group della Eclipse Foundation e lo Scalable Open Architecture for Embedded Edge (SOAFEE) Special Interest Group, supportando l’impegno dell’azienda nella creazione di standard aperti e soluzioni aperte. La motivazione alla base è proprio quella di creare elementi software interoperabili capaci di costruire la base della creazione di una piattaforma SDV per case automobilistiche globali.

Lo stesso ha fatto Mercedes-Benz, aderendo all’Eclipse Software Defined Vehicle. Non sono le uniche società, come vedremo di seguito, a perseguire logiche collaborative.

Collaborare per innovare: l’esempio della piattaforma open software

La volontà di collaborare passa anche dalla volontà di sviluppare una piattaforma tecnologica aperta per i software defined vehicles del futuro. Un perfetto esempio di quanto si stia portando avanti lo offre la non profit Eclipse Foundation (la più grande organizzazione europea dedicata all’open source) attraverso il sopra citato Eclipse Software Defined Vehicle, il working group dedicato agli SDV. Avviato un anno e mezzo fa, esso si prefigge di creare una Community basata sul principio del “code first”, che intende sviluppare software open source di livello automobilistico da utilizzare nella produzione in serie. Il software open source si può utilizzare per qualsiasi scopo, si può studiare e ridistribuire in copie anche nella versione modificata.

La missione del gruppo di lavoro è predisporre un forum per privati e organizzazioni mirato a creare e promuovere software open source, specifiche e modelli di collaborazione aperti e necessari a creare un sistema aperto scalabile, modulare, estensibile e pronto per l’industria. La finalità è realizzare una piattaforma software per veicoli condivisa e disponibile a tutti, membri e non, per accelerare lo sviluppo di applicazioni in veicolo e in cloud

Quale sia la modalità di lavoro collaborativa lo spiega Sara Gallian, SDV Program Manager di Eclipse Foundation:

«l’attività di lavoro svolta con i membri avviene all’interno di ciò che chiamiamo collaboration layer: questo consiste in un framework dove è possibile una collaborazione per lo sviluppo di “building block” di software che sono comuni alla maggior parte delle applicazioni. Il ruolo della Eclipse Foundation consiste nel garantire un terreno neutrale in cui i membri operino in modo trasparente e aperto, secondo i principi dell’open source».

Il software nel mondo automotive ha visto un aumento di complessità e quindi di costi, spingendo le aziende a collaborare in modo più stretto. «Secondo una stima di McKinsey per l’Unione Europea, le sole linee di codice aumenteranno notevolmente, passando dai 100 milioni attuali al miliardo entro il 2030. È facile immaginare come questo risulti in un aumento considerevole di tempi e costi che nessuna singola società può sopportare sul lungo periodo.

La collaborazione dunque aiuta a ridurre i costi e ad accelerare il processo di sviluppo.

A oggi il working group conta su circa 40 membri, che operano in vari settori: technology provider, Tier1, OEM e società di consulenza oltre ad università ed istituti di ricerca.

Oltre allo sviluppo software, le sfide aperte per il futuro   riguardano l’accettazione dell’utilizzo di open source software e la necessità di certificazione per le safety relevant applications.

«La nostra intenzione è sviluppare software quanto più possibile vicini all’essere certificabili, fornendo struttura e governance a una fondamentale necessità di collaborazione nello sviluppo di software condivisibili e utilizzabili», conclude Gallian.

Scritto da:

Andrea Ballocchi

Giornalista Leggi articoli Guarda il profilo Linkedin